Sinfonia n. 8 in si minore D 759 Incompiuta
I. Allegro moderato
II. Andante con moto
III. Allegro e trio
Concerto diffuso in diretta radiofonica su RSI Rete Due (rsi.ch/rete-due).
Ray Chen appare per gentile concessione di Decca Music Group Limited
Il biglietto di questo concerto vale come titolo di trasporto valido nella data del concerto indicata in tale biglietto, quale carta giornaliera Arcobaleno, tutte le zone, in seconda classe (2.)(TK)(V).
Concerto per violino e orchestra in re maggiore op. 35
Prima esecuzione: Vienna, 8 dicembre 1881. Direttore Hans Richter, solista Adol’f Brodskij
La prima esecuzione pubblica accertata del Concerto per violino e orchestra di Čajkovskij avvenne a Vienna, durante uno dei concerti guidati dal famoso direttore d’orchestra Hans Richter, solista il violinista russo Adol’f Brodskij. Verso di lui l’autore nutrì gratitudine per il coraggio di aver eseguito un’opera scritta quattro anni prima a Clarens, sulle rive Lago di Ginevra, «dichiarata assolutamente non suonabile da varie autorità russe del violino». Primo fra tutti il riottoso dedicatario, il celebre solista ungherese Leopold Auer, per mezzo secolo ammirato docente di violino al Conservatorio di Mosca, spalla dei teatri imperiali di San Pietroburgo e primo violino del Quartetto della Società musicale russa.
Sinfonia n. 8 in si minore D 759 Incompiuta
Il manoscritto della più celebre sinfonia “incompiuta” della storia musicale è reliquia custodita a Vienna presso la Gesellschaft der Musikfreunde: era rimasto quarant’anni nel cassetto di un amico di Schubert, Anselm Hüttenbrenner. Lì lo trovò il fratello Joseph, che lo sottopose al direttore dei concerti della Gesellschaft, Johannes Herbeck, grande sostenitore della musica di Schubert, che a quel tempo nella capitale absburgica contava sull’ammirazione di Brahms e del suo circolo.
Caro pubblico,
è una gioia essere qui a suonare con i meravigliosi musicisti dell'OSI. Questo concerto segna l'inizio di un viaggio incredibile: da Lugano ci sposteremo a Pordenone, Lubiana e Linz, condividendo la musica con il pubblico di diversi Paesi. Ogni luogo ha la sua lingua e la sua cultura, ma la musica è in grado di unirci al di là delle parole.
Il Concerto per violino di Cajkovskij occupa un posto speciale nel mio cuore. È un’opera che richiede passione e precisione, e ogni esecuzione porta nuove scoperte. Sono entusiasta di iniziare questa tournée con voi in un ambiente così bello.
La musica è in grado di creare legami duraturi e spero che il concerto di stasera sia un'esperienza che vi accompagnerà a lungo, dopo l'ultima nota.
Godetevi lo spettacolo!
Ray Chen
Čajkovskij scrisse il Concerto per violino in re maggiore sull’onda dell’entusiasmo suscitatogli dalla Symphonie espagnole di Eduard Lalo. La sua ammirazione per la scuola francese (Bizet, Massenet, Delibes) nasceva dalla comune propensione per la ricerca di effetti “piccanti e belli”. Un “gusto” che dava calore ed emozione a quanto scrivevano, confinando il contenuto musicale sullo sfondo ed equilibrando l’aspetto cerebrale e costruttivo della composizione.
«Il “bello” si sostituiva al grandioso e al meraviglioso» dei romantici tedeschi: Čajkovskij definiva Mendelssohn, Chopin, Schumann e Glinka, «gli ultimi Mohicani di una tramontata età musicale dell’oro».
Per il genio di Schubert, Čajkovskij nutriva riserva sull’eccesso delle ripetizioni, come nella grande Sinfonia in do maggiore («La pressione della sua ispirazione incredibilmente ricca e inesauribile gli precludeva di dedicarsi all’elaborazione impercettibile dei suoi temi»). Non avrebbe mancato di riconoscere l’assoluta originalità della Sinfonia Incompiuta, che non sappiamo se avesse potuto ascoltare. Al tempo di Čajkovskij la conoscenza di Schubert era limitata a sillogi di Lieder, alle trascrizioni di Liszt suonate da Rubinstejn, ad alcune opere pianistiche come gli Impromptus.
Il riconoscimento del genio dell’autore dell’Incompiuta era un fatto, postumo, piuttosto recente e inizialmente viennese: dopo le profondità del pianissimo iniziale dei bassi e lo straordinario mormorio inquietante dei violini, la liberazione del melos (oboi e clarinetti) fece esclamare ai viennesi che riempivano il Burgtheater un celebre e unanime grido semisoffocato: “Schubert!” L’Incompiuta vedeva la luce in un ambiente dove le armonie “piccanti” e le inedite combinazioni timbriche di Čajkovskij venivano stroncate dal massimo critico dell’epoca, Eduard Hanslick: «Alla fine del primo tempo (Allegro moderato) il violino non suona più, ma ulula, grida, ruggisce. L’Andante (Canzonetta) ci riconcilia con il concerto, ma finisce presto per trasportarci (senza soluzione di continuità, Allegro vivacissimo, n.d.a.) nella gioia frusta e triste di una festa russa, dove vediamo facce selvagge, ascoltiamo frasi rivoltanti, respiriamo effluvi d’acquavite».
In una lettera alla sua mecenate Nadezhda von Meck, il compositore russo ammetteva che il Concerto per violino «come tutte le opere scritte per permettere dimostrazioni di virtuosismo, contiene molte cose freddamente calcolate, ma i temi non sono nati sotto costrizione, e tutto il piano costruttivo mi è venuto di getto, si è determinato spontaneamente».
La convivenza di spiccato virtuosismo (soprattutto nella cadenza del primo movimento, irta di salti, arpeggi, glissandi per seste), di intimo lirismo (Canzonetta) e caratteri folclorici tziganeggianti e russi dello spettacolare finale, sono le caratteristiche che hanno reso per altro questo concerto il più popolare del repertorio russo prima della comparsa dei due concerti di Prokof’ev.
Giovanni Gavazzeni
Ruolo
Direttore
Ruolo
Violino
Orchestra residente al LAC (Lugano Arte e Cultura) di Lugano, prosegue il suo cammino di successo sotto la bacchetta di Markus Poschner, direttore principale dal 2015.
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