Le baiser de la fée (Il bacio della fata) suite dal balletto (1928)
I. Berceuse dans la tempête
II. La fête au village
III. Près du moulin
IV. Épilogue: berceuse des félicités éternelles
Concerto diffuso in diretta radiofonica su RSI Rete Due (rsi.ch/rete-due)
Il biglietto di questo concerto vale come titolo di trasporto valido nella data del concerto indicata in tale biglietto, quale carta giornaliera Arcobaleno, tutte le zone, in seconda classe (2.)(TK)(V).
Le Ebridi (La grotta di Fingal) ouverture da concerto in si minore op 26
Prima esecuzione: Londra, Philharmonic Society, 14 maggio 1832. Direttore Felix Mendelssohn
Come tutta la prima generazione romantica, Mendelssohn idolatrava i poemi epici che si presumevano opera del bardo gaelico Ossian, figlio di Fingal. In realtà i titoli che il compositore pensò per la sua ouverture da concerto prima del titolo definitivo (Storia delle Ebridi, Ouverture per l’isola solitaria, Ossian nella grotta di Fingal, Le isole di Fingal) fanno riferimento a un abile falso del poeta scozzese James MacPherson.
Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in la maggiore S 125
Prima esecuzione: Weimar, Grossherzögliches Hoftheater, 7 gennaio 1857. Direttore Franz Liszt, solista Hans von Bronsart
Liszt chiamava il suo allievo Hans von Bronsart “Hans II”, per distinguerlo da “Hans I” von Bülow, tutti e due provenienti da una famiglia della piccola nobiltà prussiana. Lo stimava “sia come uomo sia come musicista”, apprezzandone il raro talento interpretativo, stima che Bronsart ricambiò con fedeltà assoluta negli anni in cui fu Kapellmeister a Lipsia, Hannover e Weimar.
Le baiser de la fée (Il bacio della fata) suite dal balletto
Prima esecuzione: Parigi, Opéra, 27 novembre 1928. Direttore Igor Stravinskij
Il “Balletto in quattro scene” Le baiser de la fée, ispirato alla fiaba di H. C. Andersen La fata di giaccio e dedicato alla memoria di Pëtr Il'ič Čajkovskij, è un’allegoria «perché la Musa di Čajkovskij è simile alla fata, che segna Cjaikovskij con il suo bacio e imprime il suo sigillo a tutte le sue composizioni».
Caro pubblico,
sono molto felice di essere qui per il mio primo concerto con l'Orchestra della Svizzera italiana, che ha alle spalle una ricca e lunga storia, affondando le sue radici fin nel lontano 1935.
Devo anche ammettere che questa è la mia prima visita a Lugano!
Mentre l'ambiente qui è tutto nuovo per me, il Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 di Liszt è invece – potrei dire – un amico di famiglia. È stato il primo concerto che ho registrato con mio padre, Jean-Jacques Kantorow, anche lui musicista (è violinista è direttore d’orchestra): un grande momento per me, che occupa un posto speciale nel mio cuore!
Non vedo l'ora di condividere ancora una volta il palcoscenico con Jérémie Rohrer, un musicista che stimo profondamente e con il quale ho sempre lavorato volentieri in passato.
Spero che questa esperienza sia memorabile per l'orchestra e per voi, il nostro meraviglioso pubblico. Grazie per essere qui a condividere insieme a noi questo straordinario viaggio musicale!
Alexandre Kantorow
Felix Mendelssohn informava puntualmente la sua famiglia a Berlino delle scoperte compiute nel suo gran viaggio in Scozia (1829) sulle tracce di Shakespeare, Walter Scott e delle leggende dell’Antico Poeta celtico Ossian. Dopo aver ammirato “isole e scogliere ossianiche, pittoresche, inquietanti e impressionanti”, scrisse: «Per farvi capire come le Ebridi abbiano avuto un effetto straordinario su di me, eccovi qui quanto mi è venuto in mente». Il “quanto” era uno schizzo musicale con indicazioni di strumentazione e dinamiche: la straordinaria apertura dell’ouverture Le Ebridi, esempio limpido di immagini diventate suoni (Mendelssohn era anche raffinato acquarellista). Ispirazione che precede la visita all’isola di Staffa e alla spettacolare grotta basaltica detta di Fingal, così descritta dall’amico e compagno di viaggio di Mendelssohn, Karl Klingemann: «Siamo stati spinti dal mare sibilante sotto i pilastri della famosa grotta di Fingal» (…) che fanno «sembrare l’interno un immenso organo, nero, risonante e solitario, circondato ovunque dal mare grigio».
Mendelssohn conobbe Liszt a Lipsia, nel 1840 al culmine della fama europea: Felix ascoltò i suoi recital, suonò assieme in case private e accompagnò Liszt in una serie di concerti alla Gewandhaus. Reciproco fu il riconoscimento fra musicisti fuori categoria, malgrado la distanza sul piano compositivo: per Felix i concerti furono «imprevedibili, impetuosi e selvaggi come ci si aspetta da un genio, senza quelle idee originali e genuine che mi aspetto da un genio». Concordavano sull’ammirazione per il Konzertstück di Carl Maria von Weber che eseguirono insieme, modello, insieme alla Fantasia Wanderer di Schubert, del “concerto sinfonico” lisztiano in cui pianoforte e orchestra spaziano su registri differenti e forme contrastanti senza soluzione di continuità. Mentre Mendelssohn rimaneva in “acque tranquille”, Liszt realizzava con il Secondo concerto per pianoforte una ardita campata unica in sei parti, coesa grazie alla tecnica della metamorfosi tematica: un caleidoscopio di soluzioni che aprivano nuove strade al problema dell’integrazione strutturale del materiale tematico. Wagner più tardi lo definì un’”apoteosi del macabro”.
Il materiale usato invece da Igor Stravinskij per il balletto commissionatogli dalla ballerina Ida Rubinstein gli fu suggerito, come il tema, dallo scenografo Alexandre Benois, che gli inviò da impiegare una prima lista di composizioni pianistiche e melodie di Čajkovskij, compositore di cui nel 1928 ricorrevano i 35 anni dalla morte. Così la fiaba divenne anche allegoria di Čajkovskij baciato dalla sua Fata-Musa con musica decomposta e re-inventata da Stravinskij. La composizione fu intrapresa in uno chalet a Echarvines, sopra il lago di Annecy, in vista delle Alpi della Savoia che ricordavano al compositore l’Oberland bernese in cui Andersen aveva ambientato la favola della Principessa di ghiaccio: «ho immaginato tutti i personaggi fantastici come un balletto in bianco di un paesaggio svizzero con personaggi vestiti alla maniera dei primi turisti che si mescolano ai villici come nella vecchia tradizione teatrale».
Giovanni Gavazzeni
Ruolo
Direttore
Ruolo
Pianoforte
Orchestra residente al LAC (Lugano Arte e Cultura) di Lugano, prosegue il suo cammino di successo sotto la bacchetta di Markus Poschner, direttore principale dal 2015.
Iscriviti alla newsletter
Scoprire in anteprima contenuti speciali.