Concerto per flautino, archi e basso continuo in fa maggiore (dalla Sonata op. 5 n. 10, orch. Francesco Geminiani con ornamenti e variazioni di William Babell e Michel Blavet)
Preludio. Adagio | Allemanda. Allegro | Sarabanda. Largo | Giga. Allegro | Gavotta con variazioni. Allegro
Sinfonia n. 31 in re maggiore KV 297 Sinfonia di Parigi (1778)
I. Allegro assai
II. Andantino
III. Allegro
Concerto diffuso in diretta radiofonica su RSI Rete Due (rsi.ch/rete-due) e in videostreaming RSI (rsi.ch/musica)
Les Eléments Symphonie nouvelle
La modernità espressionista di un innovatore dichiaratamente convenzionale.
Nel concerto di questa sera, la sinfonia viene suddivisa in tre parti ed eseguita intercalandovi pagine di Telemann e Vivaldi.
Quadro per flauto, oboe, violino e basso continuo in la minore TWV 43:a3
Un compositore prolifico, che si concentrò sulle partiture più adatte alla musica domestica, all’incrocio di più stili nazionali.
Concerto per violino, archi e basso continuo in fa maggiore RV 569
Un brillante esempio di concerto a più strumenti, dove svetta la voce del violino solista, tra il laboratorio veneziano dell’Ospedale della Pietà e la Hofkapelle di Dresda.
Concerto per flautino, archi e basso continuo in fa maggiore
Basato sulla Sonata op. 5 n. 10 dello stesso Corelli, orchestrata da Francesco Geminiani con ornamenti e variazioni successive di William Babell e Michel Blavet, è un caso esemplare di riappropriazione, tra estro, originalità e unicità artistica.
Sinfonia n. 31 in re maggiore KV 297 Sinfonia di Parigi
Prima esecuzione: Londra, 13 aprile 1795. Direttore Giovanni Battista Viotti
«… un genere musicale che può interessare lo spirito, ma giammai giunge al cuore». Duro il giudizio della stampa francese, contrariamente al plauso dei dilettanti presenti alla “prima”, che suscitò quindi reazioni quanto mai contrastate.
Caro pubblico, cari amanti della musica,
è per me un piacere - nonché una gioia - intraprendere insieme ai grandi musicisti e musiciste dell'OSI un viaggio a più livelli nel XVIII secolo, tra le diverse pratiche esecutive dell’epoca, dalla musica da camera al concerto barocco, fino alla sinfonia classica. Un viaggio che ci permetterà di inviare numerose cartoline da Parigi qui a Lugano: come fil rouge del programma, infatti, ho voluto mostrare le influenze francesi nelle opere europee.
In due di queste suonerò il flauto dolce: nel Quadro di Telemann, che ha la struttura compositiva di uno dei suoi quartetti parigini e permette ai tre strumenti solisti – flauto dolce, oboe e violino - di cantare insieme, e in un coloratissimo Concerto per flautino di Corelli/Geminiani. Quest'opera si basa sulla Sonata n. 10 per violino e basso continuo di Arcangelo Corelli, che risuona ora nello splendore orchestrale di Geminiani ed è decorata dalle penne di Babell e Blavet, con una parte solistica per flautino bizzarramente virtuosistica: in pratica, un lavoro di creazione di squadra su più generazioni, tra XVII e XVIII secolo.
Anche il Concerto RV369 di Antonio Vivaldi è una “produzione di gruppo”, ampliata in modo sfarzoso dal direttore d’orchestra Pisendel per la corte di Dresda. Oltre al violino, strumento solista per eccellenza, si sentono i colori solistici degli oboi e dei corni, che trasformano questa pagina in un'opera di opulento splendore. È un piacere per me che il Konzertmeister Robert Kowalski presenti da solista un vero e proprio caleidoscopio della natura umana, attraverso le molteplici melodie barocche: giocose, virtuosistiche, sognanti e malinconiche.
Parigi ci parla anche di Wolfgang Amadeus Mozart, che la visitò per la terza volta nel 1778 per la “prima” della sua Sinfonia KV 297, scritta per il pubblico francese e accolta però da reazioni contrastanti. In risposta alle critiche, Mozart riscrisse il secondo movimento, ricco di modulazioni, rendendolo più semplice e lineare: sarà questa la versione che eseguiremo stasera.
A Parigi, infine, venne stampata per la prima volta la Symphonie nouvelle Les Eléments di Jean Féry Rebel, incredibile brano musicale che ci accompagnerà per tutta la prima parte del concerto. La concezione della natura qui espressa si basa su idee cosmogoniche radicate nell'antichità e allo stesso tempo rivela il suo ancoraggio al pensiero illuminista: gli elementi sembrano caotici prima di prendere il posto prescritto per loro dalle leggi immutabili della natura, a partire dalla musica del prologo Chaos, che visualizza vividamente il graduale cambiamento dal caos all'ordine.
È un grande piacere per me suonare e dirigere per voi: lasciatevi trasportare nel nostro viaggio e vivetelo insieme a noi!
Vostro Maurice Steger
Nel 1737, in una Francia dominata dal gusto per la danza, il settantunenne Jean-Féry Rebel metteva sulle scene dell’Académie royale de musique la «Symphonie de danse» Les Eléments, un genere che egli stesso aveva “inventato” sganciando la musica e la coreografia da una narrazione e lavorando invece su materiali imitativi. A questa sinfonia avrebbe poi abbinato, a mo’ di ouverture, un impressionante prologo dal titolo Chaos. Nella rappresentazione musicale dei quattro elementi (acqua, aria, terra e fuoco) Rebel muove dal caos primigenio all’ordine naturale con un’intuizione geniale: la linea del basso serve per esprimere la terra; i flauti, con linee che salgono e scendono, imitano il corso e il mormorio dell'acqua; l'aria è dipinta da note tenute seguite da cadenze dei flauti piccoli; i violini, con guizzi vivaci, rappresentano il fuoco. «Questi caratteri distintivi -spiega l’autore- si riconoscono, si separano o si confondono, in tutto o in parte, nelle varie occasioni, che chiamo caos e che segnano gli sforzi che gli Elementi fanno per liberarsi l'uno dall'altro. Nel settimo caos, questi sforzi diminuiscono in proporzione all'avvicinarsi della totalità delle risorse». Il risultato è di una sorprendente modernità: il caos è prodotto da un cluster disarmonico dato dalla sovrapposizione delle note della scala di re minore. A questo prologo, dai toni quasi espressionisti, segue una sinfonia di danze in cui i materiali motivici sono ripresentati nei diversi stili: questa sera le varie danze della sinfonia vengono presentate intercalate da pagine di Telemann e Vivaldi.
La data di composizione del Quartetto in la minore TWV 43:a3 di Telemann non è conosciuta e la quasi totale assenza di manoscritti autografi ha impedito di stabilirne una cronologia precisa. Questo ci impedisce di dare una collocazione chiara ad un repertorio che si colloca a metà strada tra il concerto pubblico e l’intrattenimento privato e che conta circa 125 suite orchestrali, 125 concerti, diverse decine di altre opere orchestrali e sonate in cinque o sette parti, quasi 40 quartetti, 130 trii, 87 assoli, 80 opere per uno o quattro strumenti senza basso e 145 pezzi per tastiera. Nel progetto di pubblicazione delle sue opere strumentali, Telemann si concentrò sulle partiture più piccole, adatte alla musica domestica: forse il suo contributo più originale si trova proprio nei suoi quartetti per tre strumenti melodici e continuo, caratterizzati da strumentazioni di grande effetto (di solito un misto di archi e fiati), da un intricato gioco di motivi e da caleidoscopici cambi di tessitura tra le parti.
Anche nel caso dello splendido Concerto in fa maggiore RV 569 di Antonio Vivaldi non conosciamo la data di composizione, che potrebbe risalire alla metà degli anni dieci del 1700. Il manoscritto, conservato negli archivi della Hofkapelle Dresden, lascia supporre che il concerto fosse destinato alla celebre orchestra di Dresda, forse su richiesta del suo direttore, Johann Georg Pisendel, che tra il 1716 ed il 1717 era stato allievo di Vivaldi. La varietà di solisti che Vivaldi inserisce in organico colloca questa pagina nel novero delle “stravaganze” per più strumenti, alle quali il compositore si era dedicato potendo contare su quel formidabile laboratorio musicale che era l’Ospedale della Pietà di Venezia, con le sue giovanissime virtuose.
Anche il caso Corelli-Geminiani rappresenta, a modo suo, una stravaganza. Arcangelo Corelli non ha composto una sola nota che non fosse per violino o per strumenti ad arco, ma le sue sonate e i suoi concerti, raggruppati in soli sei numeri d’opera, ebbero un successo europeo. Dalle 12 sonate per violino dell’opera 5, Francesco Geminiani trasse altrettanti Concerti Grossi che pubblicò a Londra tra il 1726 ed il 1729 (lo stesso fece per l’op. 3 e l’op. 4). Il gusto per la riappropriazione, in questo caso dichiarata, non deve sorprendere, se dello stesso peccato si macchiò (a lungo e ripetutamente) anche un insospettabile come Johann Sebastian Bach. In questo programma Maurice Steger propone una rielaborazione per flautino con ornamentazione e diminuzioni ricavate da alcune importanti fonti contemporanee di area inglese, tra quelle contenute nel CD pubblicato per Harmonia Mundi con il titolo Mr. Corelli in London nel 2010.
A tutt’altra storia appartiene invece la conclusiva Sinfonia n. 31, KV 297 Parigina, la cui prima esecuzione pubblica, come comunicava Mozart stesso al padre, avvenne il 18 giugno 1778, non senza un certo disappunto nei confronti dei musicisti chiamati ad eseguirla e del contesto in cui era stato costretto a prodursi: i Concerts Spirituels. Ma l’antipatia doveva essere reciproca: quando Joseph Le Gros, direttore dei Concerts Spirituels e committente della sinfonia (doveva essere una sinfonia concertante!), dichiarò che il secondo movimento era troppo lungo, Mozart, con una punta di insofferenza in una lettera del 9 luglio Mozart scrisse: «Al contrario di quanto dice Legros, è molto breve». Anche la critica non doveva essere del tutto d’accordo sui meriti di questa sinfonia: «Ce concert a commencé par une symphonie à grand orchestre de la composition d’Amadeo Mozards [sic]. On a remarqué dans les deux premiers morceaux un grand caractère, une grande richesse d’idées, et de motifs bien suivis. A l’égard du troisième, ou brille toute la science du contrepoint, l’Auteur a obtenu les suffrages des Amateurs d’un genre de musique qui peut intéresser l’esprit, sans jamais aller au cœur» (Mercure de France). Tant’è, Mozart sostituì l’Andante con un Andantino e così consegnò alla storia la sua Sinfonia n. 31.
Massimo Zicari
Ruolo
Play&Conduct - Flauto
Orchestra residente al LAC (Lugano Arte e Cultura) di Lugano, prosegue il suo cammino di successo sotto la bacchetta di Markus Poschner, direttore principale dal 2015.
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